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giovedì 1 maggio 2014

IL GIOCO DEL RAGNO CAPITOLO 27




                                      27

Lungo il tragitto che portava da casa all’aeroporto Falcone Borsellino, Serena non disse una parola, nascosta dietro i suoi occhiali da sole, volgeva lo sguardo verso l’esterno attraverso il finestrino. Erano le dieci del mattino, tra poco più di un’ora avrebbe preso l’aereo che l’avrebbe portata a Barcellona. Lì l’aspettava la sua amica, doveva cominciare a prendere contatti con la facoltà di architettura, cercare il relatore per completare la tesi, trovare una sistemazione che poteva andare bene per lei e il fratello, cercargli una buona scuola, mettere le basi per l’impresa che lei e la sua amica volevano intraprendere.
Quel silenzio pesava tanto. Tutta l’euforia della partenza svanì la notte che subii l’aggressione dall’assassino. Si aggiunse anche  il dispiacere per l’essersi separata da Domenico. Lasciata la casa della nonna, il fratello tornò in quella della zia, doveva terminare l’anno scolastico e poi se le cose per Serena si fossero messe bene, anche lui l’avrebbe raggiunta in Spagna a Settembre.
Il tempo stava dava un assaggio di primavera, il cielo era splendido, la mattinata tiepida. Non trovammo traffico nemmeno in autostrada, eravamo in perfetto orario, più ci avvicinavamo all’uscita per l’aeroporto più avevo il desiderio di voltare al primo svincolo e tornare indietro. La verità era che non volevo separarmi da lei, proprio ora che sentivo il bisogno della sua presenza, che avevo più incertezze che certezze. Mi rendevo conto che ogni giorno che passava lei diventava sempre più importante e solo adesso che ci saremmo separati avevo capito quanto era stata presente ultimamente nella mia vita. Alla fine tutto ciò mi aveva fatto pensare che seguirla sarebbe stata la scelta più giusta.. ma non ora.
Ritornava per le vacanze di Pasqua, che sarebbero state tra una settimana, poi sarei partito con lei, per iniziare a prendere contatti anch’io con la città e a Settembre l’avrei raggiunta definitivamente.
Lasciavo il certo per l’incerto. Stavamo superando Isola delle Femmine, quando ruppi quel brutto silenzio.
-Guarda che bella Isola! Oggi il cielo e così terso e la temperatura così alta che viene voglia di andarsi a fare un bagno a mare. –
Lei non disse niente, continuava a guardare dal finestrino, ad un certo punto si girò di scatto verso di me e sbottò.
-Potevi accompagnarmi. –
Non risposi, già le avevo spiegato che non potevo allontanarmi per lavoro e poi perché dovevo ancora sistemare alcune cose.
-E sai perché te lo chiedevo di venire con me. – fece una breve pausa e continuò – Non capisci, che il prossimo ad essere ucciso potresti essere tu? Che già ha tentato due volte? E che non si ferma davanti a nulla! E’ arrivato ad uccidere un prete quasi novantenne! –
Questa volta ero io a rimanere in silenzio.
Arrivati a Punta Raisi lasciammo l’auto al posteggio. Presi i bagagli e ci dirigemmo dritti al check-in.
-Allora, hai i giornali, l’acqua, il lettore mp3, la carta d’identità.. mi pare che non manchi niente.. le valigie sono state imbarcate.. –
Serena si tolse gli occhiali, le occhiaia ben visibili erano un chiaro segnale di quanto fosse rimasta provata dagli eventi che si erano succeduti in quei giorni. In effetti sembravamo due zombie diretti in Transilvania.
Si aggiustò i capelli e mi guardo con uno sguardo che era tutto in programma.
-Mi devi promettere che non ti metterai nei guai, che starai attento! Promettimelo! –
-Serena, starò attentissimo, a costo di barricarmi a casa. L’unica uscita che farò sarà andare all’incontro col prete per la cresima di Domenico. –
-Promettimi anche, che la prossima volta verrai con me a Barcellona, che non mi lascerai sola. –
“Lo desidero anch’io, non puoi immaginare che strizza che ho a lasciarti andare via”.
-Si che te lo prometto! Tra una settimana tu sarai di nuovo qui con me e poi, cominceremo una nuova vita. –
Trascorremmo un minuto senza dire più nulla, rimanemmo a fissarci a memorizzare i tratti dei nostri visi, a trasmetterci i nostri pensieri a ricordarci ogni accattivante difetto. Poi nello stesso istante in modo naturale e spontaneo, ci abbracciammo. Provai una sensazione unica. Lei poi si staccò da me e mi stampò un bacio sulle labbra.
-Quando atterri, chiamami non mi fare mancare tue notizie. –
-Ti chiamerò sempre.. – rispose.
Mi guardò con occhi lucidi.

-Adesso vai.. –

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