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Lungo il tragitto che
portava da casa all’aeroporto Falcone Borsellino, Serena non disse una parola,
nascosta dietro i suoi occhiali da sole, volgeva lo sguardo verso l’esterno
attraverso il finestrino. Erano le dieci del mattino, tra poco più di un’ora
avrebbe preso l’aereo che l’avrebbe portata a Barcellona. Lì l’aspettava la sua
amica, doveva cominciare a prendere contatti con la facoltà di architettura,
cercare il relatore per completare la tesi, trovare una sistemazione che poteva
andare bene per lei e il fratello, cercargli una buona scuola, mettere le basi
per l’impresa che lei e la sua amica volevano intraprendere.
Quel silenzio pesava tanto.
Tutta l’euforia della partenza svanì la notte che subii l’aggressione
dall’assassino. Si aggiunse anche il
dispiacere per l’essersi separata da Domenico. Lasciata la casa della nonna, il
fratello tornò in quella della zia, doveva terminare l’anno scolastico e poi se
le cose per Serena si fossero messe bene, anche lui l’avrebbe raggiunta in
Spagna a Settembre.
Il tempo stava dava un
assaggio di primavera, il cielo era splendido, la mattinata tiepida. Non
trovammo traffico nemmeno in autostrada, eravamo in perfetto orario, più ci
avvicinavamo all’uscita per l’aeroporto più avevo il desiderio di voltare al
primo svincolo e tornare indietro. La verità era che non volevo separarmi da
lei, proprio ora che sentivo il bisogno della sua presenza, che avevo più
incertezze che certezze. Mi rendevo conto che ogni giorno che passava lei
diventava sempre più importante e solo adesso che ci saremmo separati avevo
capito quanto era stata presente ultimamente nella mia vita. Alla fine tutto
ciò mi aveva fatto pensare che seguirla sarebbe stata la scelta più giusta.. ma
non ora.
Ritornava per le vacanze di
Pasqua, che sarebbero state tra una settimana, poi sarei partito con lei, per
iniziare a prendere contatti anch’io con la città e a Settembre l’avrei
raggiunta definitivamente.
Lasciavo il certo per
l’incerto. Stavamo superando Isola delle Femmine, quando ruppi quel brutto
silenzio.
-Guarda che bella Isola!
Oggi il cielo e così terso e la temperatura così alta che viene voglia di
andarsi a fare un bagno a mare. –
Lei non disse niente,
continuava a guardare dal finestrino, ad un certo punto si girò di scatto verso
di me e sbottò.
-Potevi accompagnarmi. –
Non risposi, già le avevo
spiegato che non potevo allontanarmi per lavoro e poi perché dovevo ancora
sistemare alcune cose.
-E sai perché te lo
chiedevo di venire con me. – fece una breve pausa e continuò – Non capisci, che
il prossimo ad essere ucciso potresti essere tu? Che già ha tentato due volte?
E che non si ferma davanti a nulla! E’ arrivato ad uccidere un prete quasi
novantenne! –
Questa volta ero io a
rimanere in silenzio.
Arrivati a Punta Raisi
lasciammo l’auto al posteggio. Presi i bagagli e ci dirigemmo dritti al
check-in.
-Allora, hai i giornali,
l’acqua, il lettore mp3, la carta d’identità.. mi pare che non manchi niente..
le valigie sono state imbarcate.. –
Serena si tolse gli
occhiali, le occhiaia ben visibili erano un chiaro segnale di quanto fosse
rimasta provata dagli eventi che si erano succeduti in quei giorni. In effetti
sembravamo due zombie diretti in Transilvania.
Si aggiustò i capelli e mi
guardo con uno sguardo che era tutto in programma.
-Mi devi promettere che non
ti metterai nei guai, che starai attento! Promettimelo! –
-Serena, starò
attentissimo, a costo di barricarmi a casa. L’unica uscita che farò sarà andare
all’incontro col prete per la cresima di Domenico. –
-Promettimi anche, che la
prossima volta verrai con me a Barcellona, che non mi lascerai sola. –
“Lo desidero anch’io, non
puoi immaginare che strizza che ho a lasciarti andare via”.
-Si che te lo prometto! Tra
una settimana tu sarai di nuovo qui con me e poi, cominceremo una nuova vita. –
Trascorremmo un minuto
senza dire più nulla, rimanemmo a fissarci a memorizzare i tratti dei nostri
visi, a trasmetterci i nostri pensieri a ricordarci ogni accattivante difetto.
Poi nello stesso istante in modo naturale e spontaneo, ci abbracciammo. Provai
una sensazione unica. Lei poi si staccò da me e mi stampò un bacio sulle
labbra.
-Quando atterri, chiamami
non mi fare mancare tue notizie. –
-Ti chiamerò sempre.. –
rispose.
Mi guardò con occhi lucidi.
-Adesso vai.. –
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