Bianca la muntagna
Niura la simenta
L’omu chi simìna, sempri pensa…!
Martino Spina, instancabile ricercatore
meridionale e meridionalista, dopo altri, diversi e interessanti lavori di storia contemporanea a cui continua
a dedicarsi, ci propone adesso un testo da lui costruito sulla memoria, sui
sentimenti, sulle tradizioni di tutta
una comunità siciliana, la comunità di Ciminna, “Tradizioni ciminnesi, Am’à
canciari, Motti Proverbi Canti”.
Una volta era
possibile incontrare facilmente comunità in cui prevaleva fortemente il senso
di appartenenza e di chiusura, a salvaguardia della propria identità. Oggi le stesse comunità, immerse nella
comunicazione più sfrenata e nella globalizzazione più dirompente, appaiono
molto aperte ma anche molto incerte
sulla propria identità culturale.
L’identità culturale
di un paese è qualcosa di fondamentale per i suoi abitanti, è un sostrato che
regge e sostiene la vita quotidiana degli individui, dei gruppi, della società
tutta.
Vi è un’identità
sociale palese e un’identità nascosta,
ma non per questo meno importante.
L’identità nascosta di una comunità si
forma attraverso le emozioni, i sentimenti, le pratiche sociali, le convinzioni
condivise, le pulsioni e le strategie inconsce collettive, lungo una storia o
microstoria che dir si voglia che parte da lontano.
Una comunità ancora, per certi versi, arcaica, poco propensa ad accettare ciò che
viene dall’esterno e quindi tendenzialmente
chiusa, salvaguardia la propria identità
nascosta attraverso le sue pratiche tradizionali e le sue immagini forti e
comuni. Ma le immagini, per durare, si
trasformano in parole e in racconti; e i racconti necessitano, per sopravvivere, della forma
ritmo-poetica, necessitano cioè di diventare poesia. Nei contenuti ,invece, i
racconti subiscono processi di rielaborazione logica che sfociano nei miti
collettivi, , interpretazioni della realtà attraverso schemi consolidati. Uno
degli schemi primari è il dialogo della comunità con le cose che la circondano,
con gli uomini che conosce, con gli dei che intimoriscono o consolano. A questo
punto, nelle grandi comunità nazionali,
nasce l’epica, nelle piccole comunità locali, nasce la poesia popolare.
Ora, ormai, nelle
comunità aperte in cui viviamo, in tutte, ivi compresa Ciminna, tutto questo , quanto abbiamo
chiamato l’identità nascosta, corre
il rischio di scomparire, e non è un bene. Preziosa quindi risulta l’opera di Martino Spina e di tutti quelli che lo
sostengono. I racconti ancorati alla storia nazionale o alla cronaca paesana, ma sempre visti attraverso il colorito ed
estemporaneo parlare del ciminnese,
l’ingenuo ma sentito versificare sulle vicende della storia sacra, l’ampio e ricco repertorio di sapienza
popolare che troviamo nel testo, tutto ciò
può contribuire a rafforzare o addirittura a ricostruire, se è necessario, l’identità
nascosta di una comunità che tiene al suo passato per aver chiaro il
presente e per poter contare sul suo
futuro.
Martino Spina, con pazienza ed amore, con accuratezza filologica, con vera passione
culturale, ha voluto ricostruire passo passo, ascoltando e ricordando, il
racconto della sua gente, per poterlo conservare prima che vada inesorabilmente disperso.
Sti silenzi
Sta virdura
Sti muntagni
Sti Vallati
L’à criatu
La Natura
Pi li cori innamorati…!
U munnu è ‘mmischu si chianci e si riri!
Tu tagghiasti e cusisti
Schetta arrestasti
Iu lavavu e
striravu
Mi Maritavu…!
Ma perchì non ti nni va a merica!
Noi invece restiamo, anche per continuare a leggere questi
deliziosi distillati di cultura popolare.
Il testo, edito a Ribera (AG) nel
2013 da AVALON snc, lo puoi trovare contattando www. Avalonsnc.com
Nicola Zito
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