"Esiste qualcosa di peggiore della morte e di qualsiasi altra sofferenza, la perdita della stima di sé. Quando si viene colpiti da una o più persone nella stima di sé, che costituisce la nostra dignità di uomini, la ferita è talmente profonda che neanche la morte può porre fine a questo tormento."
Sàndor Marai Le Braci
romanzo Le Braci di Sandor Marai. L’ho letto tutto di
un fiato, non riuscendo quasi mai a fermarmi perché
la sensazione che trasmetteva coinvolge il lettore
fino a livelli altissimi, in un crescendo di pensieri
reconditi, verso l’odiato amato amico. Il protagonista
ci porta dentro un mondo ormai lontano, dentro
un’amicizia che un giorno finisce senza lasciar tracce,
dettata forse da ombre nascoste dietro angoli bui.
Dopo quarantun anni, due uomini che da giovani
sono stati inseparabili tornano a incontrarsi in un
castello ai piedi dei Carpazi. Uno ha passato quei
decenni in Estremo Oriente, l'altro non si è mosso
dalla sua proprietà. Entrambi hanno vissuto in attesa
di quel momento. Null'altro contava, per loro. Perché
condividono un segreto che possiede una forza
singolare. Tutto converge verso un "duello senza
spade" - e ben più crudele. Tra loro, nell'ombra, il
fantasma di una donna. E il lettore sente la tensione
salire, riga dopo riga, fino all'insostenibile.
Il libro di Màrai è particolare, è riuscito a costruire la
storia di una vendetta che usa come sue armi le
parole che come lame feriscono l’avversario senza
lasciarli possibilità di difesa. Portando dietro di esso
tutti i pensieri e le domande che quarantun anni di
assenza hanno fomentato, fino alla parte finale del
duello, dove ormai non conta più chi vince o chi
perde, né i motivi che hanno spinto i duellanti a
ingaggiare il duello, perché se arrivi a comprendere
la verità: vuol dire che sono arrivate la vecchiaia e la
morte.
NeoArgo
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