
"Tu hai paura del potere dell'immaginazione. E ancora di più, hai paura dei sogni. Hai
paura della responsabilità che potrebbe
cominciare nei sogni . Però non puoi
evitare di dormire, e se dormi, i sogni
verranno. Quando sei sveglio, puoi anche
riuscire a controllare l'immaginazione. Ma
non puoi mettere a tacere i tuoi sogni."
Haruki Murakami
Ho finito da qualche ora di leggere Kafka sulla spiaggia, di Haruki Murakami, il libro è ancora posato sul mio comodino, vicino al letto; la lampada ne illumina in parte la copertina e il titolo. Osservo il libro chiuso e cerco dentro di me di capire tutte l'emozioni che mi ha trasmesso, di fare ordine tra le varie pagine che hanno segnato l'intera vicenda, di capire se la storia dei personaggi si possa definire chiusa o se ancora l'autore abbia lasciato un qualche spiraglio, una fievole luce che farebbe in modo che i personaggi, abbiano ancora molto da raccontare. Invece è finito, il cerchio tracciato e stato chiuso. I personaggi lasciano le pagine di questo romanzo, per tornare alla loro realtà, perché è questo un libro; uno squarcio breve ma intenso sulla vita di qualcuno.
Ti ritrovi a vivere un viaggio tra sogno e realtà, ad incontrare strambi vecchi che sanno parlare con i gatti, ma non hanno idea di come si viva al mondo, di quindicenni scappati di casa, perché afflitti da una profezia nefasta, e di altri mille personaggi che Murakami, dipinge all'interno del suo più grande affresco che altro non è che Kafka sulla spiaggia.
Un finale forse che lascia qualcosa in sospeso, domande e ipotesi, ma come dice lo stesso Tamura Kafka, se un ipotesi non viene confermata, non rimane che tale.
Forse Kafka sulla spiaggia è una di quelle cose che anche se uno le spiega a parole, non si possono comunicare. La vera risposta non può essere espressa in forma di parole.
NeoArgo
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