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Trascorsero due settimane
dalla laurea di Sofia, in realtà non accadde niente in questo intervallo di
tempo, la vita continuava nella sua solita routine. Solo il tempo in realtà era
cambiato, ormai eravamo nella prima metà di Novembre, e stava timidamente iniziando
l’inverno siciliano, pioveva ininterrottamente da due settimane. Pioggia
fittissima e violenta accompagnata da forti raffiche di vento, in queste
condizioni la città va in tilt, si allagano i sottopassaggi, scoppiano i
tombini, le strade, anche le arterie principali si allagano, tutto questo
provocava oltre ad evidenti disagi pratici, anche disagi psicologici sulla
cittadinanza, in breve il nervosismo di tutti aumentava.
In ufficio eravamo come
sempre io, Marta, Silvano e il direttore. I tre colleghi lavoravano insieme da
dieci anni, erano affiatati e complici. Io avevo sostituito una donna, che,
raggiunti gli anni della pensione, si era ritirata nella sua casa in un paese
in provincia. Lei era un punto di riferimento per Marta e Silvano, e aveva una
certa autorità anche sul direttore. Nonostante il fatto di sostituire una
figura così importante e storica dell’ufficio postale, fui accolto con simpatia
dai miei colleghi e sebbene ci fosse una certa differenza d’età, mi facevano
sentire parte della squadra, si era creata una bella armonia, e ciascuno di noi
era pronto ad aiutare e ad ascoltare l’altro.
Quella mattina la pioggia
cadeva senza sosta. Stranamente
l’ufficio postale era vuoto, il direttore era nella sua stanza, Silvano si era
allontanato un attimo, e allo sportello c’eravamo io e Marta.
- Gesù che tempo - disse Marta - ieri notte,
ti giuro, mi sembrava la fine del mondo! Ieri dissi a mio marito, Totò stasera
mangiamo minestrone, avevo comprato pure dei tenerumi che.. Andrea erano burro,
per quanto erano teneri. Lui no! Mi disse, ma che mi fai mangiare questa
verdura, e se ne uscì con i peperoni. Mi sono fatta convincere, e ho fatto la
peperonata.. non ti dico.. Non sono
riuscita a prendere sonno, e mi sono dovuta sorbire mio marito che russa e il rumore
del temporale! Ma stasera, il minestrone gli farò trovare!-
Mentre fingevo di prestare
attenzione ai discorsi di Marta, pensavo a cosa dovevo mangiare per cena, e
ponderavo se fosse necessario fare la spesa. I discorsi interessanti della mia
collega ei miei pensieri filosofici, furono, interrotti dal ritorno di Silvano.
Entrò portando un sacchetto
che conteneva un pacchetto dove erano avvolti i suoi cornetti quotidiani e una
boccetta di prezioso caffè, sostanza che ci avrebbe permesso di resistere ancora
per molte ore. Nell’altra mano aveva il Giornale di Sicilia. Entrò come se
doveva comunicarci che il Palermo aveva appena vinto lo scudetto.
– Ragazzi leggete, quello
che è successo ieri notte! C’è stato un omicidio! – disse quasi urlando.
– Chi hanno ammazzato? –
esclamò Marta. Anche il direttore uscì dal suo ufficio sentendo le voci di
Silvano.
– Ma pare un ingegnere in
pensione, ma la cosa strana è come lo hanno trovato e dove è stato ucciso! Il
corpo è stato trovato a piazza Pretoria di fronte al comune, aveva conficcato
sullo stomaco un crocifisso! Non sembra un delitto di mafia! E’ un omicidio
stranissimo!- concluse il collega.
Presi il giornale, lo misi
sul tavolo, e in prima pagina c’era la notizia dell’omicidio, i colleghi erano
tutti intorno a me, sull’ufficio cadde il silenzio, eravamo intenti a leggere
l’articolo.
“Il cadavere di un uomo
assassinato da una pugnalata allo stomaco è stato trovato a Piazza Pretoria,
sulla scalinata che porta al palazzo comunale. Sono stati trovati documenti che
hanno permesso di accertarne l’identità. Trattasi dell’ingegner Vincenzo Leone,
si sa solamente, che l’uomo lavorava alle ferrovie ma era in pensione da due anni. L’uomo risulta
incensurato. A scoprire il corpo questa mattina alle quattro e trenta sono stati
i vigili urbani, che stavano effettuando il cambio di turno davanti al comune.
Il corpo privo di vita e completamente bagnato dalla pioggia, presentava un
profondo taglio lungo sedici centimetri sull’addome, era disteso sulla
scalinata rivolto verso la fontana di piazza Pretoria. Dentro il taglio, i
vigili hanno trovato conficcato un crocifisso in legno lungo cinque centimetri,
la profondità del taglio risulta essere di dieci centimetri. Il corpo è stato
poi portato all’obitorio dove è stato riconosciuto dai familiari. Gli
inquirenti hanno escluso che l’arma del delitto sia il crocifisso, si stanno
valutando tutte le possibili piste, compresa quella della estorsione .”
Io e i miei colleghi ci
guardammo perplessi, a Palermo morti e delitti cruenti non si contano più per
quanti ce ne sono stati, ma quell’omicidio era davvero strano. Era strano per
il modo in cui era stato ucciso, che escludeva il delitto di mafia, per la
presenza di quel crocifisso, in quanto non è simbologia mafiosa conficcarlo in
un cadavere, e per il luogo. Davanti al comune, nessun assassino avrebbe
rischiato tanto, per la continua presenza di vigili e forze dell’ordine. Era
uno strano omicidio, compiuto magari senza la predeterminazione.
Silvano era ancora eccitato
per la notizia che aveva dato, il direttore aveva un’espressione di profondo
sconcerto. Lo sguardo di Marta sembrava prima perso nel vuoto, e poi di colpo
acceso anche lei da un senso di eccitazione.
- Ma che razza di delitto
è! – esclamò la donna.
– Sicuramente questione di corna- rispose
Silvano, con un sorrisetto malizioso.
– No, no qui c’è sotto
qualcosa – ribatte il direttore, che continuò – per me si tratta di usura,
fidatevi ragazzi! -
- E lei se ne intende
direttore!- esclamò con una risata Silvano.
Il direttore, lo guardò in
cagnesco, se c’era una persona disinteressata al danaro era lui.
– Andrea che ne pensi?- mi
chiese Marta. Mi grattai il mento e dissi – E’ tutto così sconvolgente. Penso
che, come dice il direttore, sia una questione di soldi. Certo quel crocifisso
conficcato è molto strano.-
La notizia ebbe un certo
impatto a livello nazionale, incominciarono a parlarne le televisioni oltre che
i giornali. Si procedette a scavare nella vita dell’ingegnere, ma non veniva
fuori nulla di importante. Quella dell’ingegnere Leone era una vita normale,
sposato da 30 anni, aveva due figli adulti che si erano ormai formati le loro
famiglie. Era andato in pensione da due anni, dopo aver lavorato per vent’anni
alle ferrovie come dirigente. Viveva in un appartamento di sua proprietà a
Palermo che condivideva con la moglie, non aveva altre fonti di reddito, la
condizione economica era solida. Man
mano che si scavava nella sua vita si escludevano varie piste, la prima ad
essere esclusa fu quella del delitto passionale. Infatti non emerse proprio
nulla di compromettente, aveva pochissimi amici, e usciva raramente da casa e
sempre in compagnia della moglie. Fu esclusa la pista mafiosa, le indagini in
questa direzione furono accuratissime, portate avanti dall’antimafia, e non
risultò proprio nulla. Non aveva debiti, né risultavano in quel periodo
movimenti bancari sospetti. Dal suo passato non emerse nulla. Ciò che la
famiglia non riusciva a spiegarsi, era il motivo per il quale quella sera si trovasse li, mentendo alla moglie. A lei
aveva detto che doveva passare da casa dell’anziana madre, perché la sua
badante l’aveva chiamato e c’era bisogno di lui in quanto doveva lasciarle i
soldi per la spesa dell’indomani. La cosa di per se parve strana alla moglie,
il marito era una persona molto precisa, pianificava in modo maniacale ogni
cosa, con lui gli imprevisti erano rarissimi, poi con le faccende che
riguardavano la madre e la badante della madre era scrupolosissimo; inoltre a
lasciare poco convinti i familiari fu anche l’ora, erano le dieci e mezza di
notte quando uscì da casa. I sospetti della moglie furono in seguito
confermati, quando gli inquirenti verificarono che in realtà l’ingegnere non
aveva ricevuto nessuna telefonata dalla badante, e che la stessa e la madre non
avevano nessun bisogno economico per l’indomani. La seconda cosa che lasciò
sconcertati i familiari, e non solo, fu il modo nel quale era stato trovato il
corpo, con quel taglio profondo, quel crocifisso conficcato, la mano che
sembrasse indicare la fontana di piazza Pretoria, furono trovati attaccati alla
croce un pezzetto di catenina, due grani, come quelli che appartengono ad un
rosario. Cosa c’entrasse quel simbolo religioso con l’ingegnere, per la
famiglia era inspiegabile. Non era un uomo di chiesa, non era nemmeno critico
verso la chiesa, semplicemente lui e la religione camminavano su due binari
diversi, si ignoravano. Chiudeva sempre le discussioni di carattere religioso,
dicendo che dopo la morte non ci sarebbe stato nulla, non provava nessun
interesse in argomenti di questo tipo, li trovava banali e privi di fondamento.
Le indagini non portavano a
niente, qualsiasi pista si rivelava infondata, il caso era difficile, perché
riguardava la morte di una persona apparentemente semplice. Per le autorità
cittadine, questo delitto risultava però un insulto alle istituzioni, l’uomo
era stato ucciso proprio davanti al palazzo che rappresenta la città, il
comune, luogo molto vigilato, monitorato anche dalla polizia. I vigili che erano
in servizio quella sera, dichiararono di non aver notato nulla, anche a causa
della pioggia, così violenta e fitta che aveva impedito una buona
visibilità e reso impossibile
l’allontanamento dalle loro postazioni, quella sera non poterono allontanarsi
dal porticato interno del palazzo comunale. Il medico legale stabilì l’ora
della morte. Era avvenuta alle tre e mezza del mattino, un’ora dopo il cadavere
dell’ingegnere fu trovato dalla pattuglia di vigili che si apprestavano a dare
il cambio ai loro colleghi.
Tornai a casa, mi sentivo
più stanco del solito, dopo aver dato da mangiare a Chimay mi buttai sul
divano, accesi la tv. Nei canali principali nazionali si parlava del delitto di
Piazza Pretoria, esperti sparavano le più disparate ipotesi.
Tutta Italia era
ipnotizzata da questa storia.. io invece ero perso nei miei pensieri.. E
naturalmente il mio pensiero principale era Sofia. Non la sentivo da una
settimana, alla laurea era bellissima, con quel suo sorriso contagioso e quegli
occhi chiari che erano due gocce di acqua rubate all’oceano. “Certamente non mi
aspettavo attenzioni, del resto ha passato una giornata pesante, tra
discussione della tesi, tensioni, stanchezza, dover essere fresca per la
festa.. Però sono passate due settimane, beh.. non dico una telefonata, ma
almeno un messaggio poteva anche mandarmelo, così per sapere se ero ancora
vivo..”. Mentre stavo facendo queste considerazioni, si senti un bip
proveniente dal mio cellulare , era un sms. Presi il telefonino, lo aprii in
maniera svogliata e lessi Messaggio: Sofia. Rimasi incredulo, stetti tre
secondi a guardare la scritta, poi feci un respiro profondo e premetti un tasto
per leggerlo.
Ciao Andrea, scusa se ti
scrivo solo adesso, ma ho avuto un sacco di cose da sbrigare che mi hanno tolto
quasi il respiro. Volevo tanto ringraziarti per il pensiero carino che mi hai
fatto per la laurea.. J Ho pensato che potremmo vederci sabato dopo cena per
prendere qualcosa da bere, lo proporrò anche agli altri amici del nostro
gruppo.. un bacio.. buona serata Sofia!
Lessi il messaggio quattro
volte, alla quarta scrissi di getto. Ciao Sofia! Sono contento che ti sia
piaciuto il pensiero! Per me va benissimo per sabato, posso passarti a prendere
alle dieci, e poi raggiungiamo gli altri.. un grosso bacio Andrea.
La risposta di Sofia arrivò
subito. Ok! J.
In televisione si parlava
solo dell’ingegnere Leone. In quel momento in testa questo nome mi entrò
dandomi una specie di impulso, per la prima volta ricordavo di averlo già
sentito o letto da qualche parte. “ Ingegnere Leone, è come se questo nome non
mi sia nuovo.. Ma dove l’ho sentito?...” poi abbassai la testa rilessi in
messaggio di Sofia, e sul mio volto nacque un sorriso in modo spontaneo.. ero
felice! “ Si forse l’ho sentito, non ricordo dove.. ma chi se ne importa!”..
Ero felice!
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