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mercoledì 20 novembre 2013

CAPITOLO 5 IL GIOCO DEL RAGNO

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Trascorsero due settimane dalla laurea di Sofia, in realtà non accadde niente in questo intervallo di tempo, la vita continuava nella sua solita routine. Solo il tempo in realtà era cambiato, ormai eravamo nella prima metà di Novembre, e stava timidamente iniziando l’inverno siciliano, pioveva ininterrottamente da due settimane. Pioggia fittissima e violenta accompagnata da forti raffiche di vento, in queste condizioni la città va in tilt, si allagano i sottopassaggi, scoppiano i tombini, le strade, anche le arterie principali si allagano, tutto questo provocava oltre ad evidenti disagi pratici, anche disagi psicologici sulla cittadinanza, in breve il nervosismo di tutti aumentava.
In ufficio eravamo come sempre io, Marta, Silvano e il direttore. I tre colleghi lavoravano insieme da dieci anni, erano affiatati e complici. Io avevo sostituito una donna, che, raggiunti gli anni della pensione, si era ritirata nella sua casa in un paese in provincia. Lei era un punto di riferimento per Marta e Silvano, e aveva una certa autorità anche sul direttore. Nonostante il fatto di sostituire una figura così importante e storica dell’ufficio postale, fui accolto con simpatia dai miei colleghi e sebbene ci fosse una certa differenza d’età, mi facevano sentire parte della squadra, si era creata una bella armonia, e ciascuno di noi era pronto ad aiutare e ad ascoltare l’altro.
Quella mattina la pioggia cadeva senza sosta.  Stranamente l’ufficio postale era vuoto, il direttore era nella sua stanza, Silvano si era allontanato un attimo, e allo sportello c’eravamo io e Marta.
 - Gesù che tempo - disse Marta - ieri notte, ti giuro, mi sembrava la fine del mondo! Ieri dissi a mio marito, Totò stasera mangiamo minestrone, avevo comprato pure dei tenerumi che.. Andrea erano burro, per quanto erano teneri. Lui no! Mi disse, ma che mi fai mangiare questa verdura, e se ne uscì con i peperoni. Mi sono fatta convincere, e ho fatto la peperonata.. non ti dico..  Non sono riuscita a prendere sonno, e mi sono dovuta sorbire mio marito che russa e il rumore del temporale! Ma stasera, il minestrone gli farò trovare!-
Mentre fingevo di prestare attenzione ai discorsi di Marta, pensavo a cosa dovevo mangiare per cena, e ponderavo se fosse necessario fare la spesa. I discorsi interessanti della mia collega ei miei pensieri filosofici, furono, interrotti dal ritorno di Silvano.
Entrò portando un sacchetto che conteneva un pacchetto dove erano avvolti i suoi cornetti quotidiani e una boccetta di prezioso caffè, sostanza che ci avrebbe permesso di resistere ancora per molte ore. Nell’altra mano aveva il Giornale di Sicilia. Entrò come se doveva comunicarci che il Palermo aveva appena vinto lo scudetto.
– Ragazzi leggete, quello che è successo ieri notte! C’è stato un omicidio! – disse quasi urlando.
– Chi hanno ammazzato? – esclamò Marta. Anche il direttore uscì dal suo ufficio sentendo le voci di Silvano.
– Ma pare un ingegnere in pensione, ma la cosa strana è come lo hanno trovato e dove è stato ucciso! Il corpo è stato trovato a piazza Pretoria di fronte al comune, aveva conficcato sullo stomaco un crocifisso! Non sembra un delitto di mafia! E’ un omicidio stranissimo!- concluse il collega.
Presi il giornale, lo misi sul tavolo, e in prima pagina c’era la notizia dell’omicidio, i colleghi erano tutti intorno a me, sull’ufficio cadde il silenzio, eravamo intenti a leggere l’articolo.
Il cadavere di un uomo assassinato da una pugnalata allo stomaco è stato trovato a Piazza Pretoria, sulla scalinata che porta al palazzo comunale. Sono stati trovati documenti che hanno permesso di accertarne l’identità. Trattasi dell’ingegner Vincenzo Leone, si sa solamente, che l’uomo lavorava alle ferrovie ma era  in pensione da due anni. L’uomo risulta incensurato. A scoprire il corpo questa mattina alle quattro e trenta sono stati i vigili urbani, che stavano effettuando il cambio di turno davanti al comune. Il corpo privo di vita e completamente bagnato dalla pioggia, presentava un profondo taglio lungo sedici centimetri sull’addome, era disteso sulla scalinata rivolto verso la fontana di piazza Pretoria. Dentro il taglio, i vigili hanno trovato conficcato un crocifisso in legno lungo cinque centimetri, la profondità del taglio risulta essere di dieci centimetri. Il corpo è stato poi portato all’obitorio dove è stato riconosciuto dai familiari. Gli inquirenti hanno escluso che l’arma del delitto sia il crocifisso, si stanno valutando tutte le possibili piste, compresa quella della estorsione .”
Io e i miei colleghi ci guardammo perplessi, a Palermo morti e delitti cruenti non si contano più per quanti ce ne sono stati, ma quell’omicidio era davvero strano. Era strano per il modo in cui era stato ucciso, che escludeva il delitto di mafia, per la presenza di quel crocifisso, in quanto non è simbologia mafiosa conficcarlo in un cadavere, e per il luogo. Davanti al comune, nessun assassino avrebbe rischiato tanto, per la continua presenza di vigili e forze dell’ordine. Era uno strano omicidio, compiuto magari senza la predeterminazione.
Silvano era ancora eccitato per la notizia che aveva dato, il direttore aveva un’espressione di profondo sconcerto. Lo sguardo di Marta sembrava prima perso nel vuoto, e poi di colpo acceso anche lei da un senso di eccitazione.
- Ma che razza di delitto è! – esclamò la donna.
 – Sicuramente questione di corna- rispose Silvano, con un sorrisetto malizioso.
– No, no qui c’è sotto qualcosa – ribatte il direttore, che continuò – per me si tratta di usura, fidatevi ragazzi! - 
- E lei se ne intende direttore!- esclamò con una risata Silvano.
Il direttore, lo guardò in cagnesco, se c’era una persona disinteressata al danaro era lui.
– Andrea che ne pensi?- mi chiese Marta. Mi grattai il mento e dissi – E’ tutto così sconvolgente. Penso che, come dice il direttore, sia una questione di soldi. Certo quel crocifisso conficcato è molto strano.-
La notizia ebbe un certo impatto a livello nazionale, incominciarono a parlarne le televisioni oltre che i giornali. Si procedette a scavare nella vita dell’ingegnere, ma non veniva fuori nulla di importante. Quella dell’ingegnere Leone era una vita normale, sposato da 30 anni, aveva due figli adulti che si erano ormai formati le loro famiglie. Era andato in pensione da due anni, dopo aver lavorato per vent’anni alle ferrovie come dirigente. Viveva in un appartamento di sua proprietà a Palermo che condivideva con la moglie, non aveva altre fonti di reddito, la condizione  economica era solida. Man mano che si scavava nella sua vita si escludevano varie piste, la prima ad essere esclusa fu quella del delitto passionale. Infatti non emerse proprio nulla di compromettente, aveva pochissimi amici, e usciva raramente da casa e sempre in compagnia della moglie. Fu  esclusa la pista mafiosa, le indagini in questa direzione furono accuratissime, portate avanti dall’antimafia, e non risultò proprio nulla. Non aveva debiti, né risultavano in quel periodo movimenti bancari sospetti. Dal suo passato non emerse nulla. Ciò che la famiglia non riusciva a spiegarsi, era il motivo per il quale quella sera  si trovasse li, mentendo alla moglie. A lei aveva detto che doveva passare da casa dell’anziana madre, perché la sua badante l’aveva chiamato e c’era bisogno di lui in quanto doveva lasciarle i soldi per la spesa dell’indomani. La cosa di per se parve strana alla moglie, il marito era una persona molto precisa, pianificava in modo maniacale ogni cosa, con lui gli imprevisti erano rarissimi, poi con le faccende che riguardavano la madre e la badante della madre era scrupolosissimo; inoltre a lasciare poco convinti i familiari fu anche l’ora, erano le dieci e mezza di notte quando uscì da casa. I sospetti della moglie furono in seguito confermati, quando gli inquirenti verificarono che in realtà l’ingegnere non aveva ricevuto nessuna telefonata dalla badante, e che la stessa e la madre non avevano nessun bisogno economico per l’indomani. La seconda cosa che lasciò sconcertati i familiari, e non solo, fu il modo nel quale era stato trovato il corpo, con quel taglio profondo, quel crocifisso conficcato, la mano che sembrasse indicare la fontana di piazza Pretoria, furono trovati attaccati alla croce un pezzetto di catenina, due grani, come quelli che appartengono ad un rosario. Cosa c’entrasse quel simbolo religioso con l’ingegnere, per la famiglia era inspiegabile. Non era un uomo di chiesa, non era nemmeno critico verso la chiesa, semplicemente lui e la religione camminavano su due binari diversi, si ignoravano. Chiudeva sempre le discussioni di carattere religioso, dicendo che dopo la morte non ci sarebbe stato nulla, non provava nessun interesse in argomenti di questo tipo, li trovava banali e privi di fondamento.
Le indagini non portavano a niente, qualsiasi pista si rivelava infondata, il caso era difficile, perché riguardava la morte di una persona apparentemente semplice. Per le autorità cittadine, questo delitto risultava però un insulto alle istituzioni, l’uomo era stato ucciso proprio davanti al palazzo che rappresenta la città, il comune, luogo molto vigilato, monitorato anche dalla polizia. I vigili che erano in servizio quella sera, dichiararono di non aver notato nulla, anche a causa della pioggia, così violenta e fitta che aveva impedito una buona visibilità  e reso impossibile l’allontanamento dalle loro postazioni, quella sera non poterono allontanarsi dal porticato interno del palazzo comunale. Il medico legale stabilì l’ora della morte. Era avvenuta alle tre e mezza del mattino, un’ora dopo il cadavere dell’ingegnere fu trovato dalla pattuglia di vigili che si apprestavano a dare il cambio ai loro colleghi.  
Tornai a casa, mi sentivo più stanco del solito, dopo aver dato da mangiare a Chimay mi buttai sul divano, accesi la tv. Nei canali principali nazionali si parlava del delitto di Piazza Pretoria, esperti sparavano le più disparate ipotesi.
Tutta Italia era ipnotizzata da questa storia.. io invece ero perso nei miei pensieri.. E naturalmente il mio pensiero principale era Sofia. Non la sentivo da una settimana, alla laurea era bellissima, con quel suo sorriso contagioso e quegli occhi chiari che erano due gocce di acqua rubate all’oceano. “Certamente non mi aspettavo attenzioni, del resto ha passato una giornata pesante, tra discussione della tesi, tensioni, stanchezza, dover essere fresca per la festa.. Però sono passate due settimane, beh.. non dico una telefonata, ma almeno un messaggio poteva anche mandarmelo, così per sapere se ero ancora vivo..”. Mentre stavo facendo queste considerazioni, si senti un bip proveniente dal mio cellulare , era un sms. Presi il telefonino, lo aprii in maniera svogliata e lessi Messaggio: Sofia. Rimasi incredulo, stetti tre secondi a guardare la scritta, poi feci un respiro profondo e premetti un tasto per leggerlo.
Ciao Andrea, scusa se ti scrivo solo adesso, ma ho avuto un sacco di cose da sbrigare che mi hanno tolto quasi il respiro. Volevo tanto ringraziarti per il pensiero carino che mi hai fatto per la laurea.. J Ho pensato che potremmo vederci sabato dopo cena per prendere qualcosa da bere, lo proporrò anche agli altri amici del nostro gruppo.. un bacio.. buona serata Sofia!
Lessi il messaggio quattro volte, alla quarta scrissi di getto. Ciao Sofia! Sono contento che ti sia piaciuto il pensiero! Per me va benissimo per sabato, posso passarti a prendere alle dieci, e poi raggiungiamo gli altri.. un grosso bacio Andrea.
La risposta di Sofia arrivò subito. Ok! J.
In televisione si parlava solo dell’ingegnere Leone. In quel momento in testa questo nome mi entrò dandomi una specie di impulso, per la prima volta ricordavo di averlo già sentito o letto da qualche parte. “ Ingegnere Leone, è come se questo nome non mi sia nuovo.. Ma dove l’ho sentito?...” poi abbassai la testa rilessi in messaggio di Sofia, e sul mio volto nacque un sorriso in modo spontaneo.. ero felice! “ Si forse l’ho sentito, non ricordo dove.. ma chi se ne importa!”.. Ero felice!

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